Pil e sviluppo ai tempi del Covid19

In questo articolo espongo il mio punto di vista rispetto alla gestione della crisi che l’Italia sta affrontando ai tempi del Covid.

Venerdì 5 giugno sono stato a parlare di Pil e sviluppo ai tempi del Covid19 alla trasmissione di Barba e Capelli di Radio Crc, condotta da Corrado Gabriele in collaborazione con Antonio Menna.
In quell’occasione misi in evidenza, analizzando i dati ISTAT relativi all’anno 2017, come il 40,1 % del Prodotto Interno Lordo italiano sia sviluppato dalle 3 regioni (Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna) maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria a seguito del corona virus.

Nord e Sud, un divario eterno

Così come rilevai la differenza sostanziale del PIL procapite tra le regioni del nord e quelle del sud che fotografa lo storico e mai risolto divario economico tra le due aree del paese.
Su questo tema negli anni si sono espressi diversi storici ed economisti. Hanno prodotto una miriade di libri tutti sostenitori di tesi tendenti ad imputare questo ritardo del Mezzogiorno a fattori morfologici, sociologici, storici, infrastrutturali, assenza di fondi, ecc.

Un problema di visione e governance dei processi politici.

In realtà, dal mio modesto punto di vista, è solo un problema di visione e governance dei processi politici.
Criticità che negli ultimi anni si è ulteriormente accentuata a seguito dell’impoverimento culturale del paese da cui, peraltro, discerne l’attuale classe dirigente politica.

Una crisi di rappresentanza della democrazia partecipativa

A questo si aggiunge una crisi di rappresentanza della democrazia partecipativa.
In uno scenario globale tumultuoso e con un’economia sempre più gracile sono richiesti standard professionali e di competenze molto alti. Soprattutto a chi ricopre ruoli esecutivi e di rappresentanza politica come ad esempio Ministri ed Assessori regionali e comunali.
Situazione a cui la politica nostrana fa fatica ad adeguarsi ostinandosi a riprodurre schemi e persone non più proponibili.
E’ impensabile continuare ad immaginare il fare politica fine a stesso senza agganciarlo ad adeguate professionalità, esperienze e competenze.
Ne va del futuro di una nazione e delle future generazioni.

Un Paese in balia dell’approssimazione e dell’incompetenza

Ma l’Italia come pensa di affrontare la peggiore crisi economica dal dopoguerra ad oggi?

Solo per fare un esempio, con il Ministro dell’Economia che è un docente universitario di Storia contemporanea. O con il Ministro dello Sviluppo Economico che è un ingegnere edile. E ancora, con il Ministro del Sud e della coesione territoriale che ha una formazione da giurista.

Questo significa abdicare alla governance dei processi ed affidarsi all’approssimazione e all’incompetenza nel senso corretto e relativo del termine.


Serve altro e, i politici, di questo se ne devono fare una ragione nel loro stesso interesse

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