Il Capitale Umano e i processi decisionali

Uno degli aspetti più delicati nella gestione delle aziende è il governo dei processi decisionali. Le decisioni vanno prese rapidamente analizzando tutte le possibili conseguenze per ridurre al massimo le probabilità di errori.

Molto dipende dallo stile direzione adottato. Nel caso di una gestione manageriale accentrata in un’unica persona, si guadagna in rapidità, ma si rimette in ampiezza e profondità del processo di valutazione da cui scaturisce poi la decisione. Questo per i limiti di visione di un decisore unico.

All’inverso, in una gestione partecipata e quindi orizzontale laddove i decisori non sono allineati sotto il profilo delle esperienze e delle conoscenze, il rischio è di prendere decisioni tardive e/o inadeguate. Non solo, se le decisioni sono prese a maggioranza relativa e non assoluta, si rischia di lacerare la compagine sociale con inevitabili ripercussioni negative sul clima interno e quindi sulla produttività.

Allora quale può essere la possibile soluzione?

Per quanto mi riguarda propendo per una gestione orizzontale relativamente alla fase di ascolto e valutazione, ma con il “contrappeso” verticale della decisione accentrata in un’unica persona. Per garantirmi una corretta, ampia e approfondita fase di valutazione, lavoro preventivamente sulla crescita personale e professionale mia e degli stakeholder interni alle aziende. Il fine è di ridurre al massimo le asimmetrie cognitive tra di loro e tra loro e me.

Queste considerazioni ci riportano alla straordinaria importanza strategica del capitale umano delle aziende e alle abilità manageriali necessarie nelle fasi di ricerca, selezione e gestione del personale. Soprattutto ci conferma la necessità di lavorare sulla formazione continua e auto sovversione costante dei collaboratori. Saper dirigere significa soprattutto valorizzare e trasformare le risorse date in vantaggi competitivi.

Lavorare sul capitale umano comporta rilevare e analizzare i limiti soggettivi ed oggettivi. Ma anche stimare il fabbisogno formativo e, di conseguenza, predisporre azioni correttive individuali e di gruppo. Quanto più si è orientati ai dettagli, tanto maggiori sono le possibilità di ottenere buoni risultati. Ragionamenti che ci portano inevitabilmente a comprendere di quanto sia probabile l’errore nelle decisioni politiche nell’ambito dei processi di democrazia partecipativa (consiglio dei ministri, parlamento, giunte regionali ecc.) soprattutto quando mancano i presupposti di base: esperienza, competenza e meritocrazia.

 

Articolo pubblicato sul giornale La Notizia il 6 marzo 2024.