Una riflessione di Franco Cioffi sul decreto “Cura Italia”

Ieri il governo ha emanato il decreto “Cura Italia” .
Questo decreto contiene diverse misure anche di carattere economico per cercare di limitare i danni derivanti da questa improvvisa quanto inaspettata crisi. Crisi che ricordiamo essere causata dal Covid 19, il cosiddetto Corona Virus.

Una crisi che si va ad innestare su un quadro economico e sociale del paese già pregiudicato da un prolungato periodo di politiche scellerate. Ma anche di non decisioni.

Con il decreto Cura Italia è stato utilizzato al massimo l’indebitamento netto (25 miliardi di euro) autorizzato dalla comunità europea. Manovra messa in campo per far fronte sul breve ad un’inevitabile crisi di liquidità. Questa crisi potrebbe generare una nefasta contrazione dei consumi (soprattutto di beni non primari) e conseguente perdita di livelli occupazionali.

E’ bene chiarire una cosa. Il decreto Cura Italia è un provvedimento giusto e tempestivo ma incrementerà ulteriormente il debito pubblico (e quindi gli interessi) dell’Italia. Debito che storicamente è giù tra i più alti in Europa, senza generare sviluppo economico.

E’ quindi una misura che potrebbe pesantemente pregiudicare il rilancio economico del paese. Questo accadrà se non seguiranno altrettante misure strutturali che puntino ad efficientare il paese sia nel pubblico che nel privato.

I veri flagelli da affrontare e da sconfiggere per rimettere in carreggiata l’Italia sono vari. Una spesa pubblica ancora molto alta, un sistema di PMI mediamente poco competitive, e un’economia sommersa stimata intorno al 13% del PIL.
L’Italia è ormai, purtroppo, un paese che da tempo ha smarrito la sua verve creativa e produttiva.


Questo a dimostrazione che, la leva dell’indebitamento, andrebbe usata (tranne che in casi eccezionali come questo che stiamo vivendo) solo per generare un moltiplicatore di sviluppo economico. E non usata per sopperire ad inefficienze nella gestione del paese aggravando ulteriormente l’esposizione debitoria.