Per una Formazione di valore
Una formazione continua, costante e di valore oggi è più che mai necessaria.
Negli ultimi anni la vitalità civica e funzionale del nostro paese è stata scientificamente “annacquata” mediante diverse modalità.
Tra queste la più subdola e pericolosa è il depauperamento del sistema universitario italiano, fucina della classe dirigente pubblica e privata.
Formazione di bassa qualità
Docenti inadeguati, programmi ridotti e non aggiornati, l’avvento delle università telematiche stanno dando il colpo di grazia ad un paese già boccheggiante sotto il profilo culturale per una serie di motivi strutturali.
Un processo di decadimento della società civile che va avanti da anni. E le conseguenze sono sotto sotto gli occhi di tutti. Soprattutto di chi, come me, frequenta quotidianamente i luoghi dell’economia reale pubblica e privata, come gli enti locali e le imprese profit e no profit.
Sono impressionanti le carenze culturali e attitudinali dei giovani laureati che si palesano durante i colloqui di lavoro e le prime esperienze lavorative.
Una controrivoluzione che punti ad arricchire culturalmente
Fortunatamente il sistema delle imprese private riesce ancora a fare da filtro a questo scompenso facendo leva sulla meritocrazia selettiva. Ma anche sulla compensazione formativa sul campo di azione.
Il problema, tenuto conto del valore legale della laurea che da libero accesso a concorsi e albi professionali, si pone invece nel settore pubblico e nel mondo delle libere professioni.
Personalmente inorridisco davanti a quello che sta accadendo e allo scenario che si sta prefigurando per il futuro dell’Italia: perdita di competitività e seri rischi di tenuta del sistema democratico partecipativo.
Ecco perché ritengo che bisogna puntare ad una controrivoluzione che tenda ad arricchire e non impoverire culturalmente le persone.
Formare per fornire chiavi di lettura
Non si tratta di imporre un pensiero, ma di fornire alle persone “chiavi di lettura” quanto più oggettive, ampie e profonde possibili. Ovvero la possibilità di ampliarne la visione per orientare al meglio la vita privata e di comunità.
Più crescono i gradi di libertà e civiltà di un popolo, più aumentano le insofferenze e quindi gli stimoli a cambiare (pena il decadimento) verso la classe politica. Una classe che, se non si adegua, può apparire anacronistica.
Tanto più una comunità di persone evolve, maggiori sono le probabilità di un non ritorno verso i livelli civici precedenti, tenuto conto anche che una democrazia partecipativa funziona meglio quanto minori sono le asimmetrie culturali ed economiche tra i suoi componenti.
Scuola d’impresa diffusa per imparare ad imparare
Sulla base di queste considerazioni nasce Scuola d’impresa diffusa.
Un progetto di sviluppo civico ed economico integrato, finalizzato a diffondere cultura d’impresa nei territori. Lo scopo è migliorarne la competitività e aumentare i livelli occupazionali.
Un’organizzazione fluida, mutevole e adattiva, in grado di trasferire in 10 anni a circa 2.000 allievi cultura d’impresa. Ma, anche, a favorire una diversa mentalità: più proiettata all’autoimprenditorialità (nel senso più ampio della parola) che alla dipendenza/assistenza.
Un sistema integrato che ha come obiettivo principale imparare ad imparare.