Per una transizione ecologia non escludente.

Un nuovo patto per la transizione ecologica.

In occasione del vertice del 22 e 23 giugno a Parigi per un nuovo patto di finanziamento globale per la transizione ecologica, diversi leader mondiali hanno firmato un documento per velocizzare i progressi verso uno sviluppo sostenibile.

I firmatari sono Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese; Mia Mottley, primo ministro di Barbados; Luiz Inácio Lula da Silva, presidente del Brasile; Charles Michel, presidente del Consiglio europeo; Olaf Scholz, cancelliere federale della Germania; Fumio Kishida, primo ministro del Giappone; William Ruto, presidente del Kenya; Macky Sall, presidente del Senegal; Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica; Mohammed bin Zayed Al Nahyan, presidente degli Emirati Arabi Uniti; Rishi Sunak, primo ministro del Regno Unito; Joseph Biden, Jr., presidente degli Stati Uniti; Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea.

 

Di seguito il documento firmato da loro su iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron.

 

Stiamo lavorando con urgenza per migliorare le condizioni delle persone e del pianeta. Una serie di shock concomitanti ha messo a dura prova la capacità dei diversi Paesi di affrontare la fame, la povertà e le disuguaglianze, creare resilienza e investire nel proprio futuro. Le vulnerabilità legate al debito nei Paesi a basso e medio reddito rappresentano un ostacolo importante alla loro ripresa economica e alla loro capacità di realizzare investimenti cruciali a lungo termine.

Puntiamo a un sistema che possa rispondere meglio alle esigenze e alle vulnerabilità legate allo sviluppo, oggi accentuate dal rischio climatico, le quali potrebbero indebolire ulteriormente la capacità dei Paesi di eliminare la povertà e realizzare una crescita economica inclusiva.

 I cambiamenti climatici daranno luogo a disastri sempre più gravi e frequenti, che colpiranno in modo sproporzionato le popolazioni più povere e vulnerabili in ogni angolo del pianeta. Queste sfide non conoscono confini e rappresentano una minaccia esistenziale per le società e le economie.

 

Vogliamo che il nostro sistema renda un servizio migliore al pianeta. La transizione verso un mondo a “zero emissioni nette” e gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima offrono a questa generazione l’opportunità d’inaugurare una nuova era di crescita economica sostenibile a livello globale. Crediamo che transizioni ecologiche giuste, che non lascino indietro nessuno, possano essere uno strumento potente per alleviare la povertà e sostenere uno sviluppo inclusivo e sostenibile. Garantire che tutti i Paesi riescano a cogliere quest’opportunità richiede investimenti a lungo termine in ogni parte del mondo. Ispirati dallo storico piano globale per la biodiversità denominato “Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework”, conveniamo anche sulla necessità di nuovi modelli economici che riconoscano il valore immenso della natura per l’umanità.

 

Siamo convinti che la riduzione della povertà e la protezione del pianeta siano obiettivi convergenti. Dobbiamo dare priorità a una transizione giusta e inclusiva per far sì che i più poveri e vulnerabili possano beneficiare appieno di quest’opportunità, anziché pagarne un prezzo sproporzionato. Riconosciamo che i Paesi debbano seguire percorsi di transizione diversi in linea con la soglia di 1,5° Celsius, a seconda delle rispettive situazioni interne. Non vi sarà alcuna transizione senza solidarietà, opportunità economiche o crescita sostenibile per finanziarla.

 

Noi, leader di economie diverse provenienti da ogni angolo del pianeta, siamo uniti nella determinazione a costruire un nuovo consenso globale.

Il vertice per un nuovo patto di finanziamento globale, che si terrà a Parigi il 22 e 23 giugno, rappresenterà un momento politico decisivo per recuperare i vantaggi in termini di sviluppo perduti negli ultimi anni e per accelerare i progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile, tra cui le transizioni giuste. La nostra strategia è ben chiara: gli impegni per lo sviluppo e il clima vanno rispettati. Sovvenzioni e prestiti a tassi preferenziali (anche detti “denaro agevolato”) andrebbero privilegiati nella lotta contro la povertà, come pure per migliorare la sanità, l’istruzione e la sicurezza alimentare, e fare fronte ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità. Bisogna poi mettere a disposizione dei Paesi a medio reddito prestiti a lungo termine finalizzati a promuovere investimenti sostenibili nella resilienza economica, sociale e fisica. In linea con il Piano d’azione di Addis Abeba, riconosciamo la necessità di utilizzare tutte le fonti di finanziamento, tra cui gli aiuti pubblici allo sviluppo, le risorse nazionali e gli investimenti privati.

 

La realizzazione di tale consenso dovrebbe cominciare dagli impegni finanziari già in essere. Gli obiettivi collettivi di finanziamento per il clima dovranno essere realizzati nel 2023, così come la nostra ambizione globale di raccogliere 100 miliardi di dollari in contributi volontari per i Paesi più bisognosi, attraverso la riconversione dei diritti speciali di prelievo o di contributi di bilancio equivalenti.

Nessun Paese dovrebbe attendere anni per una riduzione del debito. Serve una maggiore e più tempestiva cooperazione sul debito, sia per i Paesi a basso reddito che per quelli a medio reddito, che inizi da una rapida definizione di soluzioni per i Paesi in maggior difficoltà.

 

Buoni propositi per la transizione ecologica che mi auguro vengano perseguiti in questo mondo sempre più globalizzato.