Chi è il manager del cambiamento?
Qual è lo stile di direzione che deve adottare un manager?
Come prendere le decisioni in un’azienda?
Management e processi decisionali
Uno degli aspetti più delicati nella gestione d’azienda è il governo dei processi decisionali interni.
Molto dipende dallo stile direzione adottato (partecipativo o coercitivo) fermo restando che, le decisioni, vanno prese in maniera rapida, con una visione ampia rispetto alle possibili conseguenze e con l’obiettivo di ridurre al massimo le probabilità d’errori.
Decisore unico
Nel caso di una gestione manageriale accentrata in un’unica persona si guadagna in rapidità. Ma si rimette in ampiezza e profondità del processo di valutazione da cui scaturisce poi la decisione.
Questo per i limiti di visione di un decisore unico.
Decisione partecipata
All’inverso, in una gestione partecipata e quindi orizzontale c’è un altro rischio. Laddove i decisori non sono allineati sotto il profilo delle esperienze e delle conoscenze di prendere decisioni tardive e inadeguate.
Non solo, se le decisioni sono prese a maggioranza relativa e non assoluta, si rischia di lacerare la compagine sociale con inevitabili ripercussioni negative sul clima interno e quindi sulla produttività.
Allora quale può essere la possibile soluzione?
Gestione orizzontale
Per quanto mi riguarda propendo per una gestione orizzontale relativamente alla fase di ascolto e valutazione. Ma con il “contrappeso” verticale, della decisione accentrata in un’unica persona.
Per garantirmi una corretta, ampia ed approfondita fase di valutazione lavoro preventivamente sulla crescita personale e professionale degli stakeholder. Il fine è di ridurre al massimo le asimmetrie cognitive tra di loro e tra loro e me.
Il capitale umano
Queste considerazioni ci riportano alla straordinaria importanza strategica del capitale umano delle aziende e alle abilità manageriali necessarie nelle fasi di ricerca, selezione e gestione del personale che ho più volte ribadito.
Soprattutto ci conferma la necessità di lavorare sulla formazione continua e autosovversione costante dei collaboratori.
Saper dirigere significa soprattutto valorizzare e trasformare le risorse date in vantaggi competitivi.
“Lavorare” sul capitale umano comporta rilevare ed analizzare i limiti soggettivi ed oggettivi. Ma anche stimare il fabbisogno formativo e, di conseguenza, predisporre azioni correttive individuali e di gruppo.
Quanto più si è orientati ai dettagli tanto maggiori sono le possibilità di ottenere buoni risultati.
Manager del cambiamento
Il manager del cambiamento deve essere consapevole che è continuamente osservato e deve regolarsi di conseguenza: agire con personalità e far leva sulla dissonanza cognitiva.
Rompere gli schemi mentali delle persone deve diventare una priorità e, per far questo, spesso bisogna ricorrere (provocandoli) a meccanismi d’inciampo o, sfruttare, episodi fortuiti.
Laddove non è possibile arrivarci per vie dirette bisogna provarci, quindi, per vie indirette.
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